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Le donne che salvano i levrieri: «Ne abbiamo adottati oltre 5mila»

 Chiara ed Elisa, due modenesi, angeli degli animali trovano casa ai cani destinati alla morte dopo le corse

Modena - Corri levriero, corri sapendo che quando smetterai la tua vita probabilmente finirà in un attimo. E' stato per decenni, e in parte lo è ancora, il destino dei cani più veloci del mondo. Da qualche anno c'è chi ha messo in piedi un Piano Marshall per evitare che questi splendidi animali finiscano sepolti in una buca dopo le corse, legali o clandestine, quando all'uomo non servono più. Dalle verdi colline irlandesi ai contrafforti aspri dell'Estremadura in Spagna, le conoscono tutti coloro che hanno a che fare con i Greyhound e i Galgos, belli e maledetti: una castana l'altra bionda, sono Chiara Ottolini ed Elisa Manna che dal 2002 hanno fondato il Gaci, Greyhound adopt center Italy, la più grande associazione di adozione di levrieri in Europa.

Quanti soggetti avete salvato da una morte quasi certa?

«Oltre 5mila, distribuendoli in affidamento soprattutto in Italia e in altri paesi d'Europa».

Che mondo c'è dietro questi cani?

«In Irlanda soprattutto non vengono considerati cani da compagnia ma solo macchine da corsa. Quando non servono più vengono soppressi. Siamo state le prime in Italia a divulgare questa tragedia».

Se non vengono adottati che fine fanno?

«Ora le cose sono migliorate anche grazie all' opera di sensibilizzazione nostra e di altre associazioni. Questi animali sono vittime di maltrattamenti e abusi. Le uccisioni sono legali: bastano 20 euro e il gioco è fatto».

Storia tragica.

«E triste. I cani nascono in apposite farm. A 12 mesi vengono scartati, quindi uccisi, i più lenti o quelli infortunati in carriera. A volte li impiccano. Oppure vengono ceduti ai canili dei 7 giorni: se nessuno li adotta dopo una settimana vengono soppressi. Altri sono ceduti ai coreani che li mangiano».

Che succede in Spagna?

«Un disastro. I Galgos vengono utilizzati anche per la caccia. E nelle regioni più arretrate come Estremadura, Castiglia, La Mancha in nome della tradizione della Vergine Maria ci sono cacciatori che eliminano nel modo più cruento possibile i cani che non hanno reso a sufficienza. A volte li impiccano o li gettano nei pozzi».

Come li fate arrivare in Italia?

«Quasi ogni mese a Modena, la città dove abitiamo, facciamo arrivare un van con 20, 30 cani per volta con i documenti in regola, vaccinati, sterilizzati e dotati di microchip. I proprietari vengono a ritirarli poichè tutto l'iter di affidamento è già stato fatto a monte».

Come avete cominciato?

«Dopo l'adozione di Maya nel 1998 fatta al canile di Modena, venimmo a sapere tre anni dopo che il cinodromo di Roma chiudeva i battenti. C'erano 370 cani. Andammo per adottarne 2 e scoprimmo la realtà».

Li prendeste tutti?

«No ma ci demmo da fare per salvarli. La società ci affidò i cani e con Ann Finch, irlandese, che ancora oggi collabora con noi li piazzammo in Italia e in Europa».

E non vi siete più fermate?

«Fondammo il Gaci che ora è una grande realtà».

In Irlanda come vi accolgono?

«Ora bene. La sensibilità è aumentata e sia le società che gestiscono i cinodromi che i proprietari che devono disfarsi dei cani partecipano ad un programma di adozione segnalando i soggetti. I volontari sul posto li raccolgono in centri di accoglienza e poi attraverso di noi e altre associazioni europee vengono smistati e adottati».

L'ente corse irlandese vi aiuta?

«Ora sì. Infatti destina parte dei proventi delle scommesse per finanziare l'organismo che assiste i proprietari nelle cessioni».

All'inizio fu difficile?

«Le prime volte alcuni di noi subirono anche minacce».

Come funzionano le adozioni?

«Chi si rivolge al Gaci deve sottoporsi ad una mini istruttoria. Dobbiamo capire di che famiglia si tratta, come verrà tenuto il cane, se ci sono spazi idonei».

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Venerdì, 19 Aprile 2024
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