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I Galgos, buoni da morire


Eleganti, sinuosi, composti; ma anche veloci, velocissimi e concentrati. Sono i Galgos, cani dall’aspetto regale e aristocratico che immaginiamo in contesti vip e conosciamo in un contesto pop: quello dei Simpson. Invece, proprio per le loro caratteristiche di mitezza e sensibilità, i levrieri, e nella fattispecie i Galgos, Levrieri Spagnoli, sono sottoposti a trattamenti inumani quando non a vere e proprie stragi. Sono i levrieri da caccia che dalla Spagna vengono ogni anno prima sfruttati allo stremo e poi spesso uccisi con crudeltà o per abbandono.

Dati ufficiali non ce ne sono, ma secondo le associazioni di tutela i Galgos ammazzati ogni anno in Spagna sarebbero sui 50-60mila. Oltre 30mila, invece, i Greyhounds che vanno annualmente incontro alla stessa sorte tra Irlanda e Gran Bretagna, dove le corse di cani sono ancora legali così come in Spagna, Messico, qualche stato Usa tra cui la Florida e, fino al 21 luglio 2018, Macau in Cina dove il Canidrome è considerato il cinodromo più crudele al mondo. Qui i levrieri sono considerati alla stregua di oggetti. Merce.

I levrieri sono cani molto docili, perfetti come animali da compagnia anche in presenza di bambini piccoli o anziani. Il rovescio della medaglia di tutta questa dolcezza fa però sì – come spesso in Italia per i segugi – che siano tra le razze peggio trattate. In Irlanda, da dove viene la gran parte dei Greyhound, si ‘producono’ ogni anno, secondo le stime, circa 40/50mila cuccioli (di cui solo 20mila registrati legalmente). Oltre la metà, giudicata inadeguata per le corse, viene eliminata prima dei due anni di vita.

Quelli che vengono venduti e iniziano a gareggiare nei cinodromi (una ‘carriera’ che non supera in genere i 3-4 anni), se si fanno male o diventano troppo lenti nella gran parte dei casi o vengono portati nei pounds, dove gli sono concessi solo pochi giorni di vita, o vengono direttamente uccisi con l’eutanasia se sono fortunati, oppure abbandonati, venduti ai laboratori di sperimentazione, sui mercati asiatici per il consumo alimentare o su altri circuiti minori esteri. Fuori dalle piste, la loro vita da corridori scorre in una gabbia o in piccoli box da cui escono solo per allenarsi o per i bisogni; la museruola quasi sempre addosso, per non perdere la concentrazione.

Non meno triste è il destino dei Galgos, i levrieri spagnoli utilizzati per la caccia. Allevati a migliaia con le femmine costrette a una cucciolata dopo l’altra, sono tenuti spesso rinchiusi anche in 10 in minuscole baracche nei boschi o buche scavate sottoterra, malnutriti e picchiati. Per questo tanti fra loro sono scheletrici, si feriscono e ammalano senza che nessuno se ne prenda cura. Quando invecchiano o se alla fine della stagione di caccia non sono più reputati utili, è uso diffuso liberarsene impiccandoli agli alberi, buttandoli vivi nei pozzi, abbandonandoli con le zampe rotte, trascinandoli dalle auto o consegnandoli alle perrera, canili dove vengono uccisi dopo 10 giorni se nessuno li reclama e se prima non muoiono di stenti.

Per salvare più levrieri possibile dandoli in adozione sono nate decine di associazioni in tutto il mondo, molte anche in Italia: la prima è stata il Gaci (Greyhound Adopt Center Italy) che, creata nel 2002, in dieci anni ha trovato – si legge sul sito – una famiglia per circa 2000 esemplari. Rivolgendosi a loro si può salvare un levriero e avere con sé un compagno mite e affettuoso.